>
  • Califano
  • Miraglia
  • Carfagna
  • Cacciatore
  • de Durante
  • Boschetti
  • Rinaldi
  • Quaglia
  • Crepet
  • Rossetto
  • Bonetti
  • di Geso
  • De Leo
  • Catizone
  • Ferrante
  • Andreotti
  • Falco
  • Bonanni
  • Buzzatti
  • Romano
  • De Luca
  • Antonucci
  • Alemanno
  • Tassone
  • Bruzzone
  • Paleari
  • Coniglio
  • Pasquino
  • Napolitani
  • Gnudi
  • Casciello
  • Mazzone
  • Meoli
  • Scorza
  • Romano
  • Dalia
  • Quarta
  • Santaniello
  • Cocchi
  • Baietti
  • Leone
  • Gelisio
  • Algeri
  • Chelini
  • Ward
  • Grassotti
  • Liguori
  • Valorzi
  • Barnaba

Energoclub: rinnovabile si può e si deve!

Redazione Controcampus 14 Novembre 2012
R. C.
12/05/2024

Una casa molto “Green” Ormai lo sanno tutti.

Siamo in crisi. Le società crollano sotto i colpi duri dell’economia ma non solo. La crisi non è solo economica. Ancor prima di questo, il nostro bel Pianeta è soggetto a una profonda crisi ambientale. E’ vero, sappiamo anche questo ma, a ben vedere, forse più che di consapevolezza si tratta, più che altro, di un sentito dire. Diversamente non si spiega come sia possibile che le grandi istituzioni, (Unione Europea, Fao, Unesco, ecc), e associazioni, (WWF, GreenPeace, ecc), internazionali si battano per un futuro ecosostenibile, i singoli governi alternino ambigui si a vere e proprie operazioni ambienticide e, in tutto questo, la gente comune, i cittadini, gli uomini tutti, ospiti di lusso del Pianeta Blu, non facciano nulla (non saranno certo una o due sterili manifestazioni a cambiare le cose o far sentire una voce che presume di esistere ma non si sente abbastanza).

Pertanto, viene da chiederselo: ma si è davvero consapevoli di quello cui andiamo incontro o no? E fino a dove possono arrivare superficialità e omertà? (in Italia, c’è da scommetterci, fin troppo oltre). Com’è possibile che il dictat universalmente diffuso sia una tacita ignoranza degli eventi e le annesse responsabilità?

Per capire a fondo qual è la situazione ambientale che ci riguarda e la piega che essa prenderà, abbiamo interpellato un esperto del settore. Pertanto, passo la parola all’ingegnere Gianfranco Padovan, presidente dell’associazione Energoclub.

Perché, secondo lei, il futuro deve essere ecosostenibile?

Non possiamo permetterci che non lo sia. Gli oltre 2.000 esperti dell’IPCC (che hanno sotto osservazione il clima del pianeta) hanno previsto che se non invertiamo l’emissione di gas serra entro vent’anni, il pianeta potrebbe subire danni irreversibili il cui recupero ci obbligherà a interventi di geo-ingegneria dall’esito incerto e con molti rischi di peggiorare la situazione.

Dobbiamo essere proattivi e non reattivi: muoviamoci adesso non tra venti anni. Non possiamo permetterci di essere poco intelligenti. Non possiamo aspettare che succeda un evento che ha caratteristiche d irreversibilità per attivarci.

La questione energetica in Italia, e in generale nel mondo, è la chiave di volta di un futuro ecosostenibile.

Le fonti fossili saranno sempre più costose ed energivore nell’estrazione. Ormai il rapporto tra energia generata ed energia spesa, lungo il ciclo di vita di alcune filiere energetiche, è inferiore a uno; in altre parole, in alcune filiere energetiche tradizionali serve più energia a produrla rispetto a quella messa disposizione. Alcune fonti energetiche (petrolio canadese e americano, uranio canadese) ormai si stanno avvicinando al punto in cui non saranno più energeticamente e economicamente sostenibili; mentre, come già sappiamo, non lo sono mai state dal punto ambientale. Ogni anno in Europa si stimano in circa 400.000 le morti premature per gli effetti dell’inquinamento soprattutto conseguenti all’uso delle fonti fossili.

Questi fatti non possono essere occultati. Bisogna essere consapevoli che è necessario adottare politiche economiche, sociali e ambientali che tendano asintoticamente all’eco-sostenibilità.

Qual è la situazione climatica attuale? E quali sono le cause che ci hanno portato a un punto nel quale l’ecosostenibilità più che una scelta sembra una condizione imprescindibile?

La situazione climatica è descrivibile con pochi dati. Noi oggi, la nostra civiltà, sta immettendo nell’atmosfera terrestre tre parti per milione in volume di anidride carbonica (3 ppm  CO2 pari a 3 cm3 in 1 m3  di aria) che ogni anno che si sommano a quelli pre-esistenti.

Oggi siamo arrivati a circa 390 ppm di  CO2 e noi sappiamo (i 2.000 esperti IPCC) che il limite oltre il quale non bisogna spingersi è di 450 ppm di CO2 assunto come “punto di non ritorno”. Raggiunto questo punto il clima cadrebbe nel caos e le conseguenze sono solo intuibili. Alcune previsioni dicono che l’80% della popolazione sparirebbe. I sopravvissuti dovrebbero emigrare verso il nord. Il livello dei mari aumenterebbe fino a 10 m.

Di questo passo in venti anni, se non si faranno cambiamenti di rotta decisi, raggiungeremo il punto di non ritorno. Non possiamo permettercelo, perché significherebbe che il pianeta avrebbe un clima alterato in modo irreversibile con tutto quello che è collegato come alimenti vegetali e animali, risorse naturali organiche.

Bisogna agire ora per vedere i risultati tra 10-20 anni. L’Italia, come un transatlantico, potrà cambiare la rotta nei prossimi due anni ma con gli effetti che si vedranno in 5-10 anni. Scegliamo il mare aperto invece di schiantarci, come si è proposto con la recente Strategia Energetica Nazionale, per un avventato “inchino” verso le fonti esauribili.

Può farci un elenco delle cose che potrebbero accadere se non si adotteranno decisioni ecosostenibili?

Il clima del pianeta si altererebbe e le instabilità non potranno essere “corrette” se non interventi di Geo-ingegneria dall’esito incerto e molto rischiosi.

I costi sociali aumenterebbero a dismisura per gli effetti dell’inquinamento ambientale. Le simulazioni fatte dal Club di Roma, verificate in questi ultimi venticinque anni, stanno dimostrando che gli effetti sarebbero devastanti per i paesi più poveri ma anche in quelli industrializzati.

L’economia sarà patologicamente affetta da inefficienze che porterebbero il mondo verso altre spirali recessive.

L’ambiente e la biodiversità ne patiranno al punto che avverranno fenomeni di desertificazione anche nelle nazioni europee come sta succedendo, ad esempio, in alcune zone del sud d’Italia e in Friuli.

Non occorre essere catastrofisti per prevedere tutto questo perché i prodromi di questi eventi sono oggi sotto gli occhi di tutti: eventi climatici più frequenti e intensi, danni ambientali per miliardi di euro, polveri sottili (PM10, PM2.5, PF) sempre di più oltre il limite di accettabilità, morti premature per l’inquinamento ambientale.

Come crede che evolveranno le società in termini di ecosostenibilità?

Le società dovranno evolvere mettendo in gioco la propria intelligenza sociale e migliorando la gestione dei fenomeni complessi e dei network.

Si dovrà puntare all’informatizzazione delle reti energetiche con un “approccio olistico”; si tratterà di progettare le reti in modo che sia sempre possibile intervenire manualmente nel caso avvengano situazioni prossime al “caos”.

Gli stili di vita dovranno essere meno energivori con beneficio della salubrità degli ambienti e nell’uso dei territori fertili. La soglia di sostenibilità che ad esempio è stata fissata in Svizzera è di duemila watt pro capite. Sotto si è in condizioni di sostenibilità sopra no.

In Italia si dovranno utilizzare schemi concettuali semplici da trasmettere e da applicare così come fanno i nostri cugini svizzeri.

Quali sono le nuove frontiere in questo campo?

In parte ho risposto in precedenza. Posso aggiungere che le frontiere non sono da trovare solo nelle tecnologie innovative avanzate ma anche dalla riscoperta di materiali, modalità d’uso e pratiche già usate nel passato.

La gestione integrata del territorio, la progettazione del ciclo chiuso della produzione primaria con i processi di trasformazione, l’uso dei prodotti e rifiuti che generiamo, la protezione della biodiversità riducendo l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi o l’uso energetico intelligente dei reflui organici, l’applicazione di pratiche agronomiche che tendano a riportare l’eccesso di carbonio presente nell’atmosfera di nuovo nel terreno, sono tutte aree di frontiera in cui investire e sviluppare.

Da questo punto di vista le tecnologie energetiche avanzate (carbone pulito) che si pregiano di sequestrare il carbonio dopo la combustione per poi confinarlo a 2000 metri di profondità sono concettualmente sbagliate e costose. Il carbonio va riportato nei primi due metri sotto forma di carbone vegetale, stabile nel tempo, in

modo da conferire la fertilità perduta proprio a causa del poco carbonio come effetto di pratiche agronomiche errate.

Poi, a ben vedere alcune soluzioni bio-sostenibili si trovano già nel mondo animale. E’ noto che i termitai sono stati fonte d’ispirazione di parecchie correnti culturali dell’architettura. L’architettura bio-sostenibile e bio-climatica, l’uso dei materiali, le buone pratiche efficienti energeticamente sono state scoperte 4.000 e più anni fa. Tuttora lo sono.

Se si guardasse con umiltà e con occhi nuovi al mondo naturale, troveremmo soluzioni eco-sostenibili sorprendenti e inattese.

Come vede l’Italia da un punto di vista “ecosostenibile”?

Se prendiamo come indicatore di eco-sostenibilità le emissioni di CO2 pro-capite (tCO2/ab) nel 2011, l’Italia risulta mediamente eco-sostenibile: molto meglio degli Usa, meglio della Germania, Spagna, Inghilterra e peggio della Svezia, Francia, Cina. Tale valutazione, in realtà, andrebbe “rettificata” introducendo il rapporto tra energia primaria esauribile (EP nFer) e quella rinnovabile (EP Fer): tanto più basso è questo rapporto tanto maggiore è l’ecosostenibilità di un paese. Da questo punto di vista l’Italia è molto meglio di Inghilterra (record negativo di eco-sostenibilità), USA, Francia, India e Cina; meglio della Germania, peggio di Spagna, Svizzera, Svezia. Il grafico sottostante visualizza la posizione dell’Italia rispetto agli altri paesi.

Se andiamo a vedere quali sono le logiche che si sono adottate per “tracciare” il futuro energetico dell’Italia (il Piano di Azione Nazionale o PAN) allora c’è da mettersi le mani nei capelli. Da poco si sta parlando di SEN (Strategia Energetica Nazionale) e le mani sono sempre di più nei capelli. L’eco-sostenibilità non fa parte della cultura dei tecnici pianificatori e della maggior parte dei politici che ci hanno e stanno governando.

Com’è possibile affermare di essere un paese libero quando la nostra dipendenza dalle risorse primarie fossili (acquistate all’estero per più del 90%), nonostante l’apporto oramai rilevante delle fonti rinnovabili, è maggiore dell’85%?

Com’è possibile che la coltivazione delle fonti rinnovabili (bio-energie, laghi e fiumi nelle regioni montuose, vento al Sud e isole) non sia stata il perno della nostra economia e società, visto che l’Italia abbonda di sole molto più che in altri paesi? Siamo o no il paese del sole? Perché non possiamo esserlo anche al di fuori delle canzonette?

Com’è possibile perseguire la riduzione della spesa sanitaria quando si continua a insistere sull’uso delle fonti esauribili, puzzolenti, sporche e inquinanti che generano patologie dai costi sociali esorbitanti? Quanto costa la morte prematura di un bimbo per leucemia o di una persona attiva per cancro provocate dall’inquinamento generato dagli impianti termo-elettrici o in quelli con cogenerazione che utilizzano biomasse e rifiuti non riciclabili? Quanto costa in termini di affetti persi e dolore?

Tutto questo potrebbe essere evitato se il Governo decidesse di abbracciare con decisione le fonti rinnovabili abbandonando definitivamente petrolio, gas, carbone e rifiuti non riciclabili per la produzione di energia e combustibili per i trasporti. Questa è l’unica soluzione eco-sostenibile. Non ce ne sono altre.

Come vedo l’Italia? La vedo bene da una parte e male dall’altra. Ci sono forze sociali che sono consapevoli delle scelte giuste da fare per assicurare all’Italia un futuro ecosostenibile, moderno e creativo, e altre forze che sono guidate solo da interessi privati in cui il bene comune ha “valore” solo perché è da sfruttare, lasciando rifiuti e costi sociali alle generazioni che verranno. Occhio, il bene comune di cui sto parlando è il pianeta, l’ambiente e i cicli naturali, gli esseri viventi che lo abitano.

Poi ognuno di noi farà la sua parte, anche da domani. Ad esempio tutte le famiglie italiane hanno oggi la possibilità di rifornirsi di energia elettrica con un proprio impianto fotovoltaico senza svenarsi, anzi, riducendo la propria bolletta e guadagnandoci. In tal modo si potrebbero abbattere le emissioni di  CO2 e di particolato.

Per chi non ha il tetto a disposizione, c’è una soluzione che noi di EnergoClub proponiamo a tutti i nostri interlocutori che desiderano un futuro eco-sostenibile. Ci sono dei fornitori di energia elettrica che usano solo impianti funzionanti con fonti rinnovabili e quindi si può iniziare abbandonando il fornitore “tradizionale” per scegliere quello “rinnovabile”. Oggi, nel mercato liberalizzato, sotto la spinta dell’Unione Europea, ogni famiglia italiana può cambiare il contratto di fornitura dell’energia elettrica. Se qualcuno è scettico venga a conoscerci in www.energoclub.org oppure www.soleinrete.org o meglio ancora frequenti il nostro forum www.energeticambiente.it

Posso solo augurare all’Italia di avere un Governo che creda veramente nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica per rendere più eco-sostenibile il nostro vivere di tutti i giorni. Il mio non è solo un augurio ma è anche un impegno personale che ho verso i nostri soci di EnergoClub e più in generale verso tutti gli italiani attuali e futuri.

Alla luce di tutto questo, credo sia necessario incominciare a svegliarsi. Il tempo del sonno deve finire il prima possibile. Diversamente, temo che non i nostri occhi non rimarranno chiusi perché così preferiamo ma perché l’ineluttabilità degli eventi ha reso la nostra gloriosa civiltà, una storia dal finale tragico e per nulla epico

© Riproduzione Riservata
© Riproduzione Riservata
Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto