>
  • Gnudi
  • Grassotti
  • Quarta
  • Andreotti
  • Meoli
  • De Luca
  • de Durante
  • Baietti
  • De Leo
  • Romano
  • Crepet
  • Santaniello
  • Bonetti
  • Quaglia
  • Napolitani
  • Gelisio
  • Bonanni
  • Carfagna
  • Dalia
  • Liguori
  • Scorza
  • Tassone
  • Buzzatti
  • Cacciatore
  • Catizone
  • di Geso
  • Mazzone
  • Boschetti
  • Romano
  • Casciello
  • Coniglio
  • Chelini
  • Pasquino
  • Califano
  • Alemanno
  • Antonucci
  • Ferrante
  • Leone
  • Paleari
  • Bruzzone
  • Falco
  • Cocchi
  • Algeri
  • Barnaba
  • Ward
  • Rossetto
  • Rinaldi
  • Valorzi
  • Miraglia

Pensione a rischio per i giovani: dalla Fornero alle modifiche Giovannini

Redazione Controcampus 26 Maggio 2013
R. C.
21/09/2024

Ha 25 anni di media, non è ancora inserito nel mondo del lavoro e già rischia una “pensione da fame” che lo costringerà (parola dell’ex premier Giuliano Amato) a dormire in macchina.

È il profilo dell’esodato del futuro, il precario disoccupato del 2013, che emerge dai risultati della prima indagine del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali di Censis e Unipol”: il 42% dei nostri giovani lavoratori dipendenti (25-35 anni) andrà in pensione non prima del 2050, percependo una pensione inferiore ai 1000 euro mensili.

Una previsione che già di suo tiene fuori la fetta più consistente della popolazione giovanile, quella ancora in attesa (2 milioni non studiano né lavorano), che cioè tocca solo i cosiddetti” fortunati”:  4 milioni di giovani occupati con contratto standard più 1 milione di giovani lavoratori autonomi o con contratto atipico.

Dati, insomma, che ci testimoniano un trend semplicemente agghiacciante: siccome i dipendenti compresi in questa fascia di età che guadagnano una cifra al di sotto dei 1000 euro sono addirittura il 32%, questo significa che questi stessi ragazzi si ritroveranno, maturati i requisiti, con un reddito addirittura più bassa di quello di inizio carriera.

Pensione minima a fine carriera, per loro, pesantemente a rischio dunque, frutto di riforme del lavoro scriteriate che non permetterà a tanti giovani cittadini di oggi, soprattutto a quelli che hanno iniziato nel 1996, di raggiungere neppure un assegno minimo degno di questo nome.

Riforma del lavoro e delle pensioni. Sono tanti i nodi da sciogliere di una polemica entrata proprio in questi giorni nella sua fase più calda:  riforma dei precari, riforma del sistema occupazionale, esodati e, non ultima, la riforma del sistema previdenziale. Tutte emergenze che vedono tra i più vessati proprio i giovani, penalizzati dall’inizio alla fine della loro già incerta avventura professionale.

Riforma Fornero, i perché del fallimento. Una vera è propria Caporetto quella che tanti cittadini giovani, ma anche meno giovani, scontano e sconteranno da qui ai prossimi anni, cominciata con la Riforma Dini del 1995 e poi proseguita con la fallimentare parentesi Monti e con l’altrettanto discussa Riforma del lavoro e delle pensioni del Ministro del Welfare, Fornero. Due esperienze che hanno letteralmente stravolto, in peggio, il sistema del lavoro e delle pensioni pubbliche e che hanno avuto come esito conclusivo una devastante impennata del precariato e l’invenzione dei cosiddetti esodati, raccogliendo le scoppole anche della stessa UE.

Ma concentriamoci sulla più recente, la Riforma Fornero, il grande nodo gordiano di questa interminabile querelle. I primi bilanci dell’Istituto di ricerca Isfol sugli effetti della nuova legge non paiono affatto sorridere all’ex ministro del welfare, anzi. Da luglio 2012 ad oggi, infatti, le assunzioni a termine hanno sì conosciuto un netto aumento, ma di contro sono crollati di schianto contratti precari ed, insieme, gli stessi contratti a tempo indeterminato. Solo nell’ultimo trimestre i contratti di collaborazione sono scesi del 9,2%, quelli “intermittenti” del 22% e quelli indeterminati del 5,7 %. Intanto l’esercito dei precari in cerca di un inquadramento stabile è salito,riferisce l’Istat, a 3 milioni. Penalizzate soprattutto le donne, con percentuali di assunzioni più basse, costrette al doppio lavoro e all’indecenza del pensionamento a 65 anni.

Le aziende che ancora assumono lo fanno alle loro condizioni, incoraggiate dalla cosiddetta “flessibilità cattiva” che, complici i continui ripensamenti dell’articolo 18, concede alle stesse ampie garanzie sui licenziamenti facili e sul lavoro ad tempo determinato o a chiamata. Per molti un autentico attentato al diritto al lavoro. Ancora una volta a farne le spese sono i più giovani:  le aziende privilegiano i contratti a scadenza perché, oltre al vantaggio di pagare meno contributi, permettono di liberarsi del dipendente giovane evitando di violare ne norme di tutela contro i licenziamenti, imporre condizioni di lavoro a limite della legalità dietro il miraggio del posto fisso. Insomma il giovane lavoratore a tempo determinato conviene: costa meno di un fisso (a parità di mansione) e fa risparmiare, sia in termini di retribuzione che di contribuzione. Ma il posto fisso non c’è. Al massimo, il giovane può sperare in un rinnovo di 36 mesi alle stesse condizioni.

Spazio ai giovani, si dice. Un ritornello mai fuori moda, tanto che alla vigilia della detestata Riforma Fornero in tanti avevano creduto alla chimera del turnover, quella che oggi chiamano staffetta intergenerazionale. Riposo per i più anziani (42 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 5 mesi per le donne, indipendentemente dall’età) e più chance di inquadramento professionale per i giovani. In teoria: pensionamenti anticipati e iniezioni di nuova linfa a tutti i livelli. Nella pratica, però, è proprio qui che la Riforma ha generato il suo mostro più inquietante.

Quanti anni dovrà lavorare un ragazzo assunto nel 2013 per godere di una pensione decente? A quanto ammonterà? O come si chiedono i più radicali: ci sarà mai una pensione per i più giovani?

L’età pensionabile è aumenta per effetto delle riforme a 65-66 anni e continuerà ad aumentare ancora per l’azione combinata di fattori come: requisiti di anzianità, finestre, quote e allungamento della speranza di vita. Senza garanzia previdenziale per gli anziani del futuro, i giovani di oggi che già stentano a fare progetti di vita e guardano sempre più alla pensione come un traguardo irraggiungibile. Doppia stangata quindi: niente lavoro, niente pensione o pensione da fame. Il problema non è tanto lavorare 40-45 anni, ma piuttosto capire quando si conclude la ricerca dell’impiego.

Per chi comincia a lavorare tardi maturare la pensione può diventare un’impresa impossibile. Per chi comincia in tempo e va in pensione, invece, si pone un altro problema: percentuali sul reddito bassissime, miserabili, che lo costringeranno con tutta probabilità a lavorare anche dopo il raggiungimento della soglia con ulteriori ritardi nella cosiddetta staffetta.

Per evitare il ripetersi dello shock esodati e tamponare l’emorragia di disoccupati e precari, il Governo Letta avrebbe allora deciso di mettere sul tavolo della riforma del marcato del lavoro una serie di proposte di modifica tutte improntate al rinnovamento generazionale della classe lavoratrice. La ricetta è quella tradizionale: flessibilità dell’accesso per i “giovani” e gradualizzazione in fase di uscita per i “vecchi”. Riforma che toccherà stavolta anche i dipendenti pubblici.

Questi i punti fondamentali dell’agenda di Letta e del Ministro del Welfare, Enrico Giovannini, molti dei quali hanno già incassato il sì dell’Inps.

  • Contratti a termine: riduzione degli intervalli obbligatori tra un contratto e il successivo e allungamento del contratto (che oggi non può superare l’anno) senza che l’azienda ne indichi la causale. La Riforma Fornero stabilisce uno stop di 2 mesi per i contratti semestrali e di 3 mesi per quelli di durata maggiore. Ma la soluzione studiata per scoraggiare i contratti precari era divenuta per molte aziende un abili formidabile per non assumere stabilmente. In più si prevede  la sospensione del contributo aggiuntivo che l’azienda paga su ogni contratto flessibile, mentre restano inalterati gli incentivi e le agevolazioni per chi assume a tempo indeterminato giovani (soprattutto se giovani e alla prima esperienza).
  • Sgravi ed agevolazioni maggiori: forse il nodo più spinoso. Detassare le assunzioni e combattere l’evasione per avviare un paino straordinario per l’occupazione da 50 miliardi. L’auspicio è quello di restituire potere di acquisto alle famiglie e sollevare le imprese, soprattutto l’imprenditoria giovanile, da costi eccessivamente gravosi. Si punta ad eliminare/modificare le aliquote dell’1,4% per chi assume a tempo e di portare l’obbligo di assumere apprendisti dal 30% al 50%, azzerando i contributi previdenziali per i primi 3 anni di contratto.
  • Accento sulle pensioni integrative, una pensione di scorta. Cos’è e come funziona: si tratta di una soluzione alternativa, parallela alla pensione pubblica. Una soluzione raccomandata soprattutto ai più giovani, specie se con contratti occasionali o a progetto, ma anche a chi non percepisce reddito alcuno e solo ora si sta avvicinando al mondo del lavoro. In pratica il soggetto versa in x anni un capitale y decidendo personalmente quantità e frequenza dei versamenti. Così facendo egli percepisce una rendita vitalizia che è funzione di y e di un coefficiente relativo al sesso e all’inizio dell’erogazione della rendita. La “pensione di scorta” si costruisce in base alle esigenze del richiedente attraverso la forma di investimento ritenuta più congeniale, in considerazione del proprio profilo di rischio degli obiettivi di investimento. Il richiedente può contare su diverse tipologie di fondi pensione: i fondi pensione aperti, che sono creati e gestiti da società private (assicurazioni, banche, sgr ecc.); i fondi pensione chiusi o negoziali, che si reggono su accordi tra organizzazioni imprenditoriali e categorie di lavoratori (qui si può far confluire anche il proprio Tfr); i PIP, ovvero i piani integrativi pensionistici, incentrati sul sistema delle polizze vita. I contributi versati nei fondi di investimento pensione sono deducibili fino a un importo di 5.104 euro all’anno e la tassazione vantaggiosa: aliquota all’11%.
  • Fronte esodati e pensioni: l’ipotesi più accreditata prevede il ritiro anticipato dall’occupazione anche a 62 anni di età e 35 di contributi (con minimo 3 anni rispetto alla normativa attuale con taglio di almeno 1,5 volte l’assegno sociale previsto). Ma si discuterà molto sull’opportunità di addolcire queste penalizzazioni per chi decide di chiudere prima la sua carriera lavorativa. Per chi sceglie la via opposta, si studiano incentivi e bonus nella mensilità previdenziale per ogni anno lavorato in più. In alternativa è al vaglio un’altra ipotesi: trasformare il rapporto da tempo pieno a part time, facilitando con questo sistema l’iniezione di giovani apprendisti o, se le cose dovessero funzionare, giovani lavoratori a tempo indeterminato.

I sindacati, intanto, studiano la situazione. E’ proprio Emiliano Galati, Segretario provinciale e Segretario regionale Felsa CISL Veneto (Federazione Lavoratori Somministratori Autonomi Atipici), a renderci edotti circa gli ultimi sviluppi del triangolo giovani lavoro pensioni

Dottor Galati. A suo giudizio, come si esce dal tunnel? Quali sono le soluzioni pensionistiche più adatte ai giovani? E ancora, cosa sente di consigliare a questa generazione tartassata?

“Personalmente ritengo che i tempi siano maturi per introdurre nella cultura delle nuove generazioni la pensione complementare. Si tratta, in breve, di un investimento volontario tramite fondo pensionistico da parte del soggetto durante la sua vita lavorativa con lo scopo di garantire prestazioni pensionistiche aggiuntive (pensione integrativa) rispetto a quelle erogate dagli enti previdenziali obbligatori. In sintesi un provvedimento utile ed efficace che ci consente di agire in maniera concreta sul nostro futuro. Al Sud e nelle isole i giovani lavoratori sono quelli che hanno meno dimestichezza con questa formula. Nel Veneto abbiamo l’efficace esperienza di Solidarietà Veneto, un fondo nato dalla contrattazione collettiva nel mondo delle piccole e medie imprese che permette agli aderenti, pur cambiando azienda o settore, di non cambiare il fondo cui destinare il proprio TFR. Il nostro paese è in forte ritardo rispetto alla cultura del lavoro atipico e ai temi della previdenza. Chiaro che in questa prospettiva la staffetta generazionale, di cui tanto si parla in questo periodo, può rappresentare uno strumento utile per permettere un tutoraggio delle nuove generazioni. Un tutoraggio che agevoli la creazione e l’avvio di una attività durante tutta la fase di start up, quando c’è più bisogno di aiuti per le spese di gestione. Ma ripeto, occorre lavorare di informazione e sensibilizzazione. Urge, cioè, l’introduzione, per i giovani, della pensione integrativa obbligatoria per offrire ai giovani pensioni adeguate al reddito con cui usciranno dal mondo del lavoro. L’ipotesi di rendere obbligatoria la previdenza complementare sarà la grande sfida della nuova classe dirigente. Parlare ai giovani in questo periodo non è facile, ma bisogna tenere alta l’attenzione su queste questioni. Quello che mi sento di dire ai nostri ragazzi è alzare l’asticella della conoscenza del lavoro e della cultura del lavoro, imparare a riconoscere i loro diritti per sfruttare al meglio le opportunità che si presentano loro”.

© Riproduzione Riservata
© Riproduzione Riservata
Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto