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Come diventare animatore turistico in villaggio al mare o montagna

Daniela Saraco 27 Giugno 2019
D. S.
19/04/2024

Tutto quello che devi sapere per come diventare animatore turistico in villaggio al mare o montagna: cosa fare per fare gli animatori, cosa serve, brevetti, corsi e agenzie.

Con l’arrivo dell’estate, molti giovani o o alla ricercati un lavoro estivo, un occupazione per mettere da parte qualcosa e divertiti anche. Tra i lavori più richiesti ci sono quelli del bagnino e dell’animatore turistico: ma di cosa si occupa un animatore e soprattutto cosa occorre fare per diventarlo? Scopriamolo insieme.

Hai una grande dose di simpatia? Sei portato per l’ humor e per far ridere gli altri?  Hai una buona propensione a stare tra la gente e a lavorare in gruppo? Ti piace ballare, cantare, recitare? Sei in possesso di una parte delle caratteristiche giuste per diventare il prossimo Fiorello delle spiagge Italiane. Questa figura professionale, spesso oggetto di contratti stagionali, è molto richiesta nelle strutture e nei villaggi di vacanza.

Vediamo in breve cosa deve fare un animatore o animatrice: organizzare il tempo libero dei turisti intrattenendoli con attività sportive, giochi, musica, balli.

Il programma di animazione è stabilito con il responsabile o capoanimatore. Si lavora in équipe e ognuno ha una o più specializzazioni e ruoli specifici.

Come diventare animatore turistico in villaggio al mare o montagna: cosa fare e cosa serve

Cominciamo spiegando come diventare animatore sportivo, per bambini o contattista, distinguendo quindi questo figura lavorativa in diversi ruoli:

  • Contattista : si occupa  di entrare in contatto con i clienti e familiarizzare con loro, informarli sul programma della giornata e iscrivere chi desidera partecipare a qualche attività.
  • Sportivo: ha il compito di organizzare attività sportive e tornei di vari sport.
  • Animatore per bambini e ragazzi : organizza le attività del mini club  intrattenendo i bambini e i ragazzi secondo un programma prestabilito e ad orari precisi.

La richiesta è legata all’arrivo delle  stagioni. Il contratto di lavoro può variare in base all’esperienza: stage, contratto di collaborazione o contratto a tempo determinato. Solitamente vengono offerti vitto e alloggio gratuito.

Gli aspiranti di solito provengono da istituti alberghieri o hanno frequentato scuole professionali a indirizzo turistico. Non esiste un percorso formativo specifico ma solitamente  il diploma di scuola superiore è il punto di partenza, così come aver conseguito la maggiore età.

D’ obbligo invece, risulta la partecipazione a corsi organizzati da scuole, società di servizi e di animazione ma anche dalle stesse strutture che così formano direttamente il proprio personale. Si tratta di percorsi che hanno una durata variabile e che prevedono una parte teorica e una prova pratica. Quindi se da un lato si apprendono tecniche comunicative e persuasive, dall’altro si impara ad organizzare attività sportive, a coinvolgere le persone a preparare momenti di cabaret.

Infine è obbligatoria la conoscenza delle lingue straniere: minimo due, delle quali una deve essere l’inglese.

Requisiti per fare l’animatore e brevetti da avere: quali sono

Per diventare animatore o animatrice occorrono anzitutto buone qualità caratteriali, come l’ essere estroverso, la simpatia e la disponibilità ad interagire con le persone.  Bisogna anche caricarsi di calma e pazienza, visto che può capitare di lavorare molte ore sotto il sole cocente. L’orario spesso può essere anche molto frastagliato durante la giornata perché magari le attività durano una o due ore, ma sono ripetute più volte durante il giorno o la sera.

Non è richiesta una formazione scolastica specifica, ma per alcuni ruoli, come gli istruttori sportivi, i performer, i tecnici delle luci,  sono richiesti invece dei brevetti, attestati o certificati che dimostrino le varie competenze e abilità.

Proprio per la natura di questo lavoro, che solitamente è stagionale e che richiede ai dipendenti la disponibilità di spostarsi da una località all’altra sono previsti dei limiti d’età: in generale chi fa questo lavoro deve avere un’età compresa tra i 18 e i 30/35 anni. Superato il limite d’età, però, spesso i più bravi e con tanta esperienza hanno l’opportunità di passare ad altri ruoli di maggiore responsabilità, come il capo animatore.

Per ricoprire questo ruolo, solitamente si invia il proprio curriculum vitae tramite e-mail alle varie agenzie di animazione e tour operator. Su alcuni siti web potreste anche dover compilare un modulo con i vostri dati anagrafici e i recapiti per contattarvi. E’ utile inserire nel curriculum, oltre alle eventuali esperienze professionali, tutte le varie attività svolte.

Spesso le agenzie organizzano degli stage che, oltre a servire per la selezione delle figure occorrenti,  rappresentano una sorta di corso di formazione, attraverso cui l’agenzia fornisce al candidato le basi per poter lavorare.

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto