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Come fare il test architettura 2019: cosa portare ed errori da evitare

Daniela Saraco 29 Agosto 2019
D. S.
18/04/2024

Consigli dei membri di commissione e professionisti su come fare il test architettura 2019: cosa fare e portare con se il giorno della prova d'accesso, cosa non fare ed errori da evitare.

Alcuni corsi di studio, come Architettura, prevedono un numero limitato di posti pertanto è possibile iscriversi solo dopo il superamento di un test d’ingresso.

A pochi giorni dall’ inizio delle prove cerchiamo di capire come fare il test di Architettura 2019.  Le future matricole hanno dubbi e incertezze, che spesso portano a sbagliare tutto e ad andare in panico.

L’unica verità  è che per superare  il test bisogna studiare e allenarsi con quiz, simulazioni e prove degli anni precedenti. In questo modo ci sono buone possibilità di rispondere correttamente alle domande del test. Dunque, le parole d’ordine sono: impegnarsi al massimo e concentrazione  durante la prova.

E’ necessario, inoltre, leggere  e riflettere bene prima di  rispondere ai quesiti. Rispondere in fretta, infatti,  non è mai una buona scelta! E’ essenziale anche  leggere bene il bando di concorso dell’università scelta per conoscere tutti i dettagli per accedere all’aula d’esame e per non commettere errori. Prima cosa da controllare è l’indirizzo preciso della sede di svolgimento della prova e l’orario di convocazione, oltre ad eventuali documentazioni  in più che richiedono per la procedura di riconoscimento e ingresso.

Come fare il test architettura 2019: cosa fare e portare durante le prove d’ingresso

In linea di massima, le cose essenziali da portare con sé durante le prove d’accesso sono:

  • il documento di identità in corso di validità
  • la ricevuta di avvenuta iscrizione di Universitaly che avete ricevuto via email;
  • la ricevuta dell’avvenuto pagamento della tassa di iscrizione.

Questo è tutto ciò che normalmente  è consentito portare in aula il giorno della prova d’esame, oltre a qualsiasi altro documento richiesto dal bando dell’Università dove si concorre.

La calma è un grande amico del successo. Pertanto, se l’obiettivo è superare i test d’ingresso, bisogna presentarsi quanto più tranquilli possibili alla prova d’esame, per concentrarsi unicamente sulle domande ed evitare errori inutili.

Cosa non fare ed errori da evitare il giorno del al test d’ingresso

Come per tutti i test ad accesso programmato, anche per il test di Architettura  è vietato utilizzare:

  • smartphone, smartwatch, auricolari;
  • dizionari o libri di testo;
  • calcolatrici o tavole periodiche;
  • una penna diversa da quella che è  fornita all’inizio della prova.

Il Miur precisa chiaramente cosa non bisogna tenere in aula durante il test lo smartphone e qualsiasi dispositivo possa collegarsi ad Internet. Inoltre, non si può comunicare con il vicino di banco o con nessun altro candidato : la pena è l’esclusione dal concorso!

Tutto ciò che occorre allo svolgimento del test, viene, infatti, dato il giorno della prova a ogni candidato, ovvero :

  • un foglio di istruzioni
  • un foglio su cui sono riportati i propri dati anagrafici
  • un plico contenente la prova d’esame
  • una scheda su cui indicare le risposte

È molto importante fare attenzione a quanto scritto sul foglio di istruzioni per attenersi alle procedure indicate e non commettere errori che potrebbero determinare l’esclusione dal concorso.

Come fare il test architettura 2019 secondo i professionisti: consigli

L’architetto Giuseppina Scotognella, ci racconta il suo percorso universitario alla facoltà di Architettura di Napoli, quando non esistevano le prove d’accesso.

“Mi sono iscritta all’università espletando semplicemente le procedure burocratiche ed amministrative. Oggi, invece, bisogna superare i test d’ingresso. Non sono molto d’accordo su questa metodologia, in quanto i ragazzi dovrebbero sentirsi liberi, e non giudicati da quesiti, che molto spesso, per la risoluzione, prevedono tanta fortuna e poca pratica.” – Continua – “Il percorso universitario, di certo non cambia con le prove d’accesso. Gli esami sono gli stessi. Ma oggi c’è molta più ansia. Esistono architetti bravissimi ma che all’ università non hanno mai avuto voti altissimi agli esami. E’ la vita! Comunque un grande in bocca al lupo a tutti i candidati!”

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto