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Le Donne. Il Futuro. Gli Stereotipi dell’Italia odierna

18 Febbraio 2011
.
29/03/2024

Il 13 febbraio le donne hanno deciso di scendere in piazza e gridare la loro vergogna.

Un minuto di silenzio e poi un urlo di rabbia ha dato inizio ad una delle manifestazioni meno politiche degli ultimi anni. Il perché più di 1 milione di donne hanno deciso di partecipare a questo evento è chiaro a tutti: in un Paese dove l’omofobia è diventata affluente di un perverso rigore cristiano ed il razzismo non ha più bisogno di giustificazioni ideologiche, almeno le donne hanno deciso di ribellarsi ad una rappresentazione malata delle loro virtù.

Che il corpo delle donne venga trattato come merce di baratto non è una novità ed è forse la forma meno infima di prostituzione, avendo quella morale, ideologica e culturale creato al nostro Paese molti più danni del sesso a pagamento. Le donne, che ieri hanno manifestato, si oppongono all’idea che, per trovare il loro giusto riconoscimento della società civile, debbano in qualche modo riempire il loro porfolio con lingerie a basso costo e manganelli carnevaleschi , perché forse un giorno una fila bastarda di corpi sudati e appesantiti dall’età potrebbe frapporsi tra Loro e l’occasione di quel futuro per il quale hanno tanto sacrificato.

Controcampus ha deciso di contribuire, nel suo piccolo, a quella che è stata la festa di ieri attraverso le interviste di due donne, due giovani donne, Giada Dionisi ed Alessia Guarino che con la loro storia e le loro domande testimoniano l’immagine di una donna diversa da quella raccontata dalla politica italiana.

Ragazze, raccontateci brevemente qual è stato il vostro percorso accademico e professionale.

Giada: Sono laureata con lode in Relazioni Internazionali all’università Sapienza di Roma, ho due diplomi di Master, uno in Geopolitica ed uno in Studi diplomatici, inoltre ho spesso frequentato corsi, seminari e
conferenze su argomenti di politica interna ed internazionale. A livello professionale, ho due esperienze di stage, di cui una all’estero, e ho portato avanti un’intensa attività associativa all’interno di un movimento studentesco che fa parte di un importante network internazionale per la promozione del sistema delle Nazioni Unite, ricoprendo ruoli di responsabilità tra cui quello di Project Manager per un importante evento che si è tenuto alla FAO lo scorso aprile 2010. Adesso sono da poco rientrata in Italia dopo un periodo negli Stati Uniti e mi sto
concentrando sullo studio per affrontare il prossimo concorso diplomatico, nel frattempo però sto cercando occasioni di collaborazione…tanto per tanto per rimanere in super attivita’.

Alessia: Ho studiato giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli ed ho partecipato progetto Erasmus presso l’Université Montesquieu Bordeaux IV.Dopo essermi laureata a 23 anni con il massimo dei voti, ho subito iniziato a collaborare come assistente con il professore relatore della mia tesi in diritto penale. Contemporaneamente ho svolto la pratica forense ed ho frequentato la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali, abilitandomi poi alla professione forense. A quel punto mi sono resa conto che non era quella la mia strada ed ho accettato uno stage al Consiglio d’Europa a Strasburgo, presso il G.R.E.C.O. (Gruppo di Stati contro la corruzione). Durante il tirocinio ho conosciuto il membro della delegazione italiana presso il GRECO che mi ha proposto di continuare a lavorare sulle stesse tematiche, ma da una prospettiva nazionale, così ho fatto una breve esperienza presso l’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e di altre forme di illecito nella P.A. a Roma. Finita quest’esperienza sono ripartita alla volta di Bruxelles per uno stage al Comitato delle Regioni, che tuttavia ho solo iniziato in quanto poco dopo mi è stato offerto un contratto al Consiglio d’Europa come project manager per un progetto di cooperazione transfrontaliera tra regioni in Europa. Successivamente sono ritornata a Bruxelles per uno stage nel gabinetto della Vice-Presidente della Commissione Europea. Attualmente sto facendo un master in Studi Politici ed Amministrativi Europei presso il Collegio d’Europa a Bruges.

Essendo donne, avete mai trovato difficoltà in ambito accademico o professionale in Italia ?

G: Ho trovato difficoltà in entrambi gli ambiti ma, nel mio caso specifico, non sono mai state conseguenza del mio essere donna. Ho potuto però anche verificare come un aspetto curato e magari piacevole possa richiamare più facilmente l’interesse e l’attenzione dell’interlocutore.

A: Sì, più di una volta essere una giovane donna si é rivelato un ostacolo per la mia carriera.

Pensate che ci siano differenze tra l’Italia e l’estero nel valutare le capacità di una donna ?

G: Non so se ci siano differenze nel valutare le capacità quanto piuttosto nel riconoscerle e quindi valorizzarle. In Italia è infatti frequente che le più alte posizioni di responsabilità siano ricoperte
da uomini che si avvalgono per lo più della preparazione e del valore delle loro indispensabili assistenti donne per le quali è però molto difficile un avanzamento in carriera nella stessa direzione dei loro superiori.
Penso che in molti paesi esteri questa tendenza sia meno frequente anche se mi fa davvero piacere notare come anche in Italia si stia assistendo ad importanti segnali di cambiamento, basti infatti pensare che a capo sia della principale associazione sindacale chee di imprenditori italiane ci sono due donne, rispettivamente Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia.

A: Decisamente. All’estero i criteri utilizzati per valutare una donna sono gli stessi impiegati per gli uomini: ciò che interessa è solo la competenza e la produttività di una persona.

Qual è il vostro ideale di donna?

G: Non ho mai avuti idoli o icone, in generale, ma ho ben chiaro l’ideale di donna che io vorrei diventare: coerente, indipendente, realizzata.

A: Aung San Suu Kyi, per l’ incredibile dignità e forza interiore messe a servizio della difesa dei diritti umani. Condivido, inoltre, pienamente quanto da lei affermato: “Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo”.

In cosa vi vedete diverse dalle donne della vostra generazione

G: Dipende a chi facciamo riferimento. Non mi sento affatto diversa da tutte quelle donne, e ce ne sono davvero tante, che affrontano ogni giorno difficoltà e limiti per raggiungere obiettivi importanti e nelle quali ritrovo la mia stessa passione, aspirazione, determinazione, umiltà, fatica, le mie stesse paure, la mia stessa fiducia nel futuro. Mi sento estremamente diversa da un certo tipo di donna che viene troppo spesso rappresentata e che ricerca un’affermazione facile a scapito di rispetto e credibilità.

A: Cerco di agire sempre in conformità ai miei ideali ed evito scelte di comodo o di compromesso.

In che cosa vi vedete diverse dalle vostre madri e dalle donne della loro generazione e di quella precedente

G: Mi vedo diversa nelle possibilità. Mia madre e ancora di più mia nonna avevano un margine di scelta sul proprio futuro limitato dalle condizioni sociali e ancora di più economiche. Io, nonostante tutto, ho la grande fortuna di poter scegliere cosa voler diventare.

A: Ho avuto molte più chance per puntare sulla mia realizzazione come donna e sulla mia indipendenza ed autonomia.

Potete una vostra opinione sugli scandali che stanno travolgendo l’Italia ed il suo Presidente

G: Penso semplicemente che un clima politico e sociale come quello
che si sta respirando da un po’di tempo a questa parte non faccia
affatto bene al paese, che il modo di minimizzare certi atteggiamenti
favorisca un gioco emulativo che fa si’ che tutto sia lecito ed
accettabile. Penso che gli scandali non facciano altro che dimostrare la desolante mancanza di contenuti della nostra politica, favorendo la concentrazione dell’opinione pubblica su questioni relativamente rilevanti ed urgenti ed ampliando i margini di manovra di chi dovrebbe occuparsi della cosa pubblica. Penso che l’aspirazione a compiacere il capo e a trovare forme più veloci per raggiungere ricchezza e celebrita’ siano sempre esistite ma fortunatamente non mi riguardino.

A: Al di là di una ferma censura sui vizi senili del Presidente del Consiglio ed oltre ad auspicare un accertamento il più celere possibile dei reati commessi, ciò che più mi lascia sgomenta è la totale mancanza di reattività degli italiani. Il dato che maggiormente dovrebbe fare riflettere, a mio avviso, è la perenne indifferenza degli italiani rispetto a qualsiasi evento possa realizzarsi, quella sorta di muta rassegnazione che finisce con l’essere il nostro peggior nemico.

Questa vicenda ha pregiudicato il modo in cui il nostro paese è percepito all’estero?

G: Penso che da un certo punto di vista abbia rafforzato un
determinato stereotipo dell’italiano come donnaiolo, “informale” e poco
affidabile. Non penso che esista il pericolo di compromissione dei
nostri legami economici e culturali con l’estero ma non mi
meraviglierei se durante le riunioni di vertice a livello
internazionale ci fosse maggiore distanza nei confronti di chi li’ ci
sta rappresentando.

© Riproduzione Riservata
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