La drammatica vicenda bellica tra Russia e Ucraina e l’invasione di quest’ultima, ancora tristemente in atto, sta provocando una fuga di massa. Sono sconvolgenti i numeri che crescono quotidianamente, monitorando l’esodo dei profughi in fuga dalla guerra.
Con ogni mezzo, intere famiglie ucraine si spostano, tentando la sorte e aggrappandosi alla speranza di trovare, altrove, una vita ancora possibile.
Attualmente sono circa 67mila i profughi ucraini arrivati in Italia, di cui il 90% tra minori e donne. Per la precisione, dai dati ufficiali emerge che sono sono 65.439 profughi dall’Ucraina. Tra questi, 33.591 donne, 5.910 uomini e 25.938 minori.
Il dato più preoccupante riguarda proprio loro, i bambini. Quelle vittime inconsapevoli e senza colpa alcuna che si ritrovano improvvisamente a fare i conti con la guerra, la fuga, l’adattamento ad un nuovo paese.
La Ministra dell’Interno Lamorgese, in merito, ha affermato che: “Attualmente lo Stato garantisce che i minori arrivati in Italia ancora in età scolare abbiano accesso a tutte le attività scolastiche. Sono infatti 5000 quelli che già sono riusciti ad entrare in contatto con le nostre istituzioni scolastiche.”
Come aiutare i bambini dell’Ucraina? E’ necessaria, ovunque, un’accoglienza delicata e inclusiva, specialmente nelle scuole, ma come fare? Come evitare che il passaggio in un mondo nuovo diventi estremamente traumatico? A darci tutte le risposte, la dott.ssa Antonella Antonucci, psicologa clinica specializzata in psicologia dello sviluppo e dell’educazione.
Accoglienza bambini Ucraini a scuola, come fare: l’importanza dell’inclusione per i piccoli
Come accogliere i bambini profughi ucraini arrivati nella scuola italiana a seguito della fuga dalla guerra che impazza nel loro paese? La domanda è nella mente di molti, attualmente. Specialmente di presidi e docenti che devono interfacciarsi con questi minori traumatizzati.
I bambini, infatti, ancora del tutto incapaci di comprendere con “oggettività” e “razionalità” l’orrore del conflitto e le motivazioni, si trovano in un momento davvero difficile. Sono costretti a fuggir via dalle loro case, confusi e forzati ad interagire con ambienti e persone nuove.
“Cosa significa l’accoglienza in una scuola per i bambini ucraini arrivati in Italia? Innanzitutto, bisogna tener conto della particolare condizione di fragilità dei ragazzi esuli accolti, conseguenza dell’allontanamento forzato dalle proprie comunità, dalle proprie abitazioni e dai propri famigliari.”- Principia la dott.ssa Antonucci.-
“Ed è per questo molto importante costruire una rete con altri ragazzi esuli ucraini presenti sul territorio. Laddove possibile, meglio inserirli in contesti scolastici non distanti; in modo da avere riferimenti con la propria terra d’origine.”
“La difficoltà più grande, nella fase di accoglienza, è rappresentata dalla barriera linguistica. L’ostacolo all’azione educativa della scuola necessita la presenza di mediatori linguistici e culturali. Alcuni ragazzi, poi, si concentrano sulla temporaneità della permanenza in Italia, che finirà con la fine del conflitto, e si chiudono. Non disposti al cambiamento, impediscono qualsiasi forma di integrazione.”- Ci spiega la dottoressa.-
“Bisogna quindi considerare che non esiste un unico modo giusto, ma tante possibilità diverse di “accogliere”. L’ elemento comune è il partire dall’ascolto, creando un approccio che possa attivare qualsiasi risorsa relazionale.”- Chiarisce Antonella Antonucci, ricordando che l’importanza dell’inclusione durante l’accoglienza dei bambini ucraini a scuola.-
“Io credo molto nell’aiuto dei ragazzi per i ragazzi, in qualsiasi situazione di disagio. Ma di fronte alla paura, ai conflitti, ricordo che risulta necessario un supporto anche per i ragazzi accoglienti; non solo per chi cerca accoglienza. Perché non è facile parlare della ‘guerra’ a chiunque. Soprattutto a chi ha percorso chilometri di strada per sfuggire alle bombe di fronte a scenari di morte e devastazione.”
Come accogliere i bambini ucraini a scuola, consigli
Come dare accoglienza ai bambini profughi dell’Ucraina a scuola, quali attività prediligere e come rapportarsi con loro?
“La guerra, le bombe, la violenza, la morte e le perdite generano disturbi post traumatici che si manifestano con flashback che nei bambini e negli adolescenti diventano destabilizzanti. Possiamo evidenziare comportamenti di chiusura, mutismo selettivo, insonnia; disturbi nella alimentazione, disagio relazionale, aggressività; disturbi di ansia e fobie.”- Continua la dott.ssa.-
“Soprattutto non riescono a parlare della loro sofferenza, a descrivere gli orrori ai quali hanno assistito. E’ per questo necessario comprendere che occorre un sostegno psicologico per questi bambini e ragazzi. Per aiutarli ad elaborare le loro emozioni e a non sopprimerle nel profondo dei loro vissuti, per poi vederle riaffiorare in modo incontrollabile durante la propria esistenza.”
“Il 4 marzo, è uscita la nota n. 381 del ministro Bianchi per l’Accoglienza dei bambini ucraini esuli. Gli obiettivi? Intervenire con supporti psicologici nelle scuole creando una rete tra docenti, studenti, famiglie; o dare completezza agli interventi a sostegno del disagio.”
“Questo provvedimento evidenzia in modo rilevante la difficoltà dei docenti, formatori ed assistenti scolastici nel parlare dell’argomento guerra, della paura, della normalità. Il sostegno psicologico diventa necessario. E deve essere integrato a qualunque risposta alla emergenza che stiamo vivendo.”– Puntualizza la psicologa, spiegando come fare accoglienza e supportare i bambini esuli ucraini arrivati nella scuola italiana.-
“Innanzitutto, in ambito scolastico si deve creare una progettualità mirata: fare leva sulla solidarietà tra bambini e ragazzi con i bambini e ragazzi ucraini; o, ad esempio, inserirli in attività di condivisione del materiale scolastico, dei giocattoli e di indumenti.”
Come includere i bambini ucraini nella scuola: attività didattiche
In tutta la penisola italiana numerosi docenti e studenti si mobilitano quotidianamente per dare un’ottima esperienza di accoglienza ai bambini ucraini arrivati nelle nostre scuole. Quali sono i consigli della psicologa per farlo al meglio?
“Nella accoglienza a scuola è necessario parlare della guerra. Non solo di quella facente parte del passato, quella chiusa nei libri, ma delle guerre del nostro momento; bisogna farlo tranquillizzando i nostri ragazzi. Facendo comprendere che, a contrastare gli orrori della guerra, esiste la pace. Bisogna creare un clima di responsabilità e fiducia. La scuola deve rappresentare il luogo dove esiste una lettura adeguata di ogni forma di disagio, nella piena comprensione.”- Spiega con chiarezza la psicologa.-
“I ragazzi devono essere guidati alla comprensione e alla conoscenza di quanto sta accadendo, creando in loro la disponibilità verso l’altro e la collaborazione per una crescita comune. Bisogna evitare qualsiasi forma di isolamento dei bambini e dei ragazzi ucraini durante l’accoglienza a scuola.”- Sottolinea.-
“Gli insegnanti potrebbero creare momenti volti alla socializzazione, liberatori; far emergere le paure, angosce; proporre piani di intervento collaborativo volti a progettualità future.”
“Ogni età ovviamente ha i suoi limiti e i suoi interventi. Ma per tutti è indispensabile creare momenti di riflessione in cui poter ascoltare le domande dei bambini e dei ragazzi. E, ovviamente, poter dare loro delle risposte!”
“Questo spazio, nei bambini più piccoli può diventare ludico attraverso disegni, libri ma anche giochi, utili a spiegare la guerra. Oppure mettere in scena una storia in cui i protagonisti usati come i pupazzi, per esempio possano lottare e fare la pace.”
“Per quelli più grandi si può procedere facendo riferimento a quanto loro ricordano dei loro vissuti e quali sono i loro pensieri.”- Chiarisce la dottoressa, spiegando come dare accoglienza ai bambini ucraini nella scuola italiana.
Accoglienza serena e consapevole: Peer Education e Peer Tutoring
La dottoressa Antonucci rilascia alcuni consigli precisi su attività didattiche da prediligere durante l’accoglienza a scuola dei bambini ucraini arrivati in Italia in fuga dalla guerra.
“Si potrà fare riferimento alle esperienze di Peer education e Peer tutoring.“
“La Peer Education prevede un cambio di prospettiva nel processo di apprendimento: sono gli studenti e non i docenti al centro del sistema educativo. Attraverso il gruppo dei pari, si potrà costruire un laboratorio sociale attraverso cui progettare insieme e condividere materiali didattici. Una vera e propria forma di insegnamento che non crea differenze tra i ragazzi che aiutano ad apprendere gli altri ragazzi! Una vera forma di apertura alla accoglienza e alla integrazione.”- Spiega la professionista.-
“Il Peer tutoring indica, invece, il tutoraggio tra pari. Aiuta a far emergere negli alunni le potenzialità relazionali, sviluppa una cultura della solidarietà. Il ragazzo con funzione di tutor si trova a dover rielaborare il concetto di responsabilità in quanto soggetto attivo. Importante e da non trascurare è la pianificazione di attività di socializzazione, ricreative o sportive.”
“Necessita, inoltre, creare laboratori per l’utilizzo di materiale didattico bilingue o nella lingua madre. Anche in questo caso la presenza del mediatore linguistico, indispensabile dalla fase di accoglienza a scuola dei bambini ucraini. Questi potrebbe coinvolgere il gruppo classe nella acquisizione di un apprendimento della lingua italiana.”