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È giusto bocciare alle elementari?

Redazione Controcampus 24 Giugno 2012
R. C.
14/05/2024

Dopo il chiacchierato episodio di Pontremoli si discute sulla liceità della bocciatura nelle scuole primarie.

La vicenda che ha  provocato scalpore e dato il via alle polemiche  si è svolta nell’istituto comprensivo ‘Giulio Tifoni’ di Pontremoli, in provincia di Massa, dove 5 bambini di cui 3 stranieri e un disabile sono stati bocciati al termine del primo anno di elementari.

I genitori avevano immediatamente denunciato  l’avvenuto ai media , imputando lo scandalo all’inadeguatezza del corpo docente e all’ormai tristemente famoso fenomeno delle “classi-pollaio”, ovvero delle classi composte da un numero talmente alto di alunni da impedire il naturale svolgimento delle lezioni e la concessione di quel sostegno costante e attento di cui necessita soprattutto chi parte svantaggiato per diversi fattori,  sostegno considerato imprescindibile dalla funzione scolastica.

Tale questione era stata presentata più volte, nel corso dell’anno, al Tar, che infine aveva dato ragione ai genitori dei bambini inseriti in classi composte da più di 29 alunni, ma ciò non ha impedito le bocciature, che hanno pragmaticamente ribaltato il giudizio d’inadeguatezza del sistema e ricondotto la responsabilità del fallimento scolastico ai bambini stessi, colpevoli di non aver saputo mantenere il ritmo di studio richiesto.

La madre di uno dei bambini stranieri bocciati ha rilasciato un’intervista traboccante di sdegno e rabbia nei confronti di un’istituzione che sembra accanirsi sui mini-studenti più vulnerabili e con maggiori difficoltà rispetto ad altri, piuttosto che preoccuparsi di sopperirne le carenze.

«Con noi [il bambino, ndr.]non vuole parlare dell’argomento né affrontare il discorso sulla scuola e sulla bocciatura in particolare. È molto scosso, non capisce il perché di questa decisione», ha dichiarato la mamma del piccolo spostando l’attenzione dal fatto in sé alle conseguenze emotivo-psicologiche connesse ad esso e ricadute sugli inconsapevoli protagonisti della vicenda.

La percezione genitoriale della bocciatura imposta ai 5 bambini sembra essere quella di uno strumento di punizione ingiusto e cieco, e non – come nell’immaginario collettivo risulta dover essere –  uno strumento di correzione utilizzato in favore di essi.

Intanto il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale ha inviato nell’istituto un’ispettrice,  Angela Palamone, per  verificare la regolarità delle bocciature. Dopo aver visionato la documentazione utile, la dottoressa ne ha stabilito la conformità alle norme vigenti, richiedendo tuttavia una relazione dettagliata dell’episodio al dirigente scolastico.

Questi, nell’occhio del ciclone da ormai più di una settimana, ha voluto ribadire l’eccellenza del suo istituto comprensivo, che non è una “scuola dello scandalo” – com’è stata definita – ma «dell’efficienza, dove il bene e l’istruzione del bambino sono al primo posto. Abbiamo ottenuto molti riconoscimenti e soprattutto, durante l’anno scolastico, e non solo, siamo attivi in molte iniziative, tutte volte al bene del bambino e alla sua maturazione scolastica».

Nonostante l’intervento del Preside e della Dirigenza regionale, mirati a sedare la polemica, però, la questione continua ad essere discussa in più sedi e i pareri contrastanti si moltiplicano.

Da una parte vi sono coloro che condannano la mancanza di comunicazione tra famiglie e istituzioni, tra genitori e dirigenti; dall’altra si solleva il biasimo dell’eccessiva polemicità dei genitori dei 5 bambini, che secondo alcuni dovrebbero placidamente accettare l’insuccesso dei propri figli e proporsi di compensare il lavoro degli insegnanti, impossibilitati a seguire instancabilmente tutti gli alunni, con il proprio operato.

Luisa Mattia, insegnante e scrittrice dell’infanzia, ha affermato convintamente – negli ultimi giorni – l’esigenza di un miglioramento del modello scolastico, a suo parere «rigido, accompagnato da una carenza di strumenti sul piano educativo che finisce per penalizzare i bambini svantaggiati», specificando che  «al di là del paradosso – la prima elementare è una classe di aggancio e di esordio e un bimbo che non acquisisce le nozioni impartite durante quest’anno non è condannato a restare indietro rispetto agli altri – il ritorno alla bocciatura è l’esito naturale del ritorno a una scuola basata sui risultati, una scuola che torna a escludere».

Qualsiasi sia l’opinione in merito alla vicenda e alle sue implicazioni è certo che il diritto delle istituzioni scolastiche a valutare il rendimento degli alunni, un tempo ampiamente riconosciuto e tacitamente approvato dalle famiglie in tutte le sue possibili declinazioni, è oggi messo in discussione dai genitori, che nell’intento di salvaguardare i propri figli lo svalutano costantemente.

La convinzione che il proprio figlio sia la vittima e non più il responsabile – più o meno volutamente, più o meno indirettamente – della propria bocciatura si è radicata a fondo negli ultimi due decenni, sollevando da ogni incarico di responsabilità gli studenti – innocenti fino e oltre la prova contraria – ed esponendo a critiche feroci e spesso parziali docenti realmente capaci di svolgere il proprio mestiere, sensibili alle dinamiche di classe e agli insuccessi di alcuni dei loro alunni.

Ognuno vorrebbe vedere il proprio figlio emergere o quanto meno non soccombere nella corsa all’educazione, ognuno vorrebbe sostituirsi all’insegnante di turno per la certezza di possedere criteri di valutazione più obiettivi e certo migliori. E tuttavia nessuno è disposto a prendersi la briga di condividere la fatica dell’educazione integrando al complesso lavoro degli insegnanti un interesse costante, quotidiano, da rivolgere al percorso scolastico del proprio bambino.

Ci sarebbe da chiedere, ai genitori dei 5 bambini, quale sia stato il loro ruolo durante l’anno, se abbiano seguito accuratamente i loro figli cercando di compensare i limiti naturali dell’insegnamento scolastico o se li abbiano interamente affidati alle istituzioni per poi colpevolizzarle di non averne saputo celebrare le capacità e recuperare le lacune.

Ci sarebbe da chiedersi – una volta constatata la difficoltà d’interazione tra genitori e istituzioni – se lo svilimento dell’operato degli insegnanti e dell’applicazione delle norme vigenti sia l’espressione di una preoccupazione lecita, relativa ad effettive carenze interne al sistema scolastico, o sia piuttosto il goffo tentativo di difendere i propri figli ad ogni costo e solo perché figli.

Ci sarebbe da chiedersi, infine, se ciò che maggiormente sta a cuore ai genitori sia l’educazione, da intendersi etimologicamente come atto finalizzato a condur fuori , ad affinare, preparare e potenziare l’individuo, o piuttosto il compimento di un percorso ormai divenuto obbligatorio nei tempi previsti e al di là della crescita culturale e umana del bambino.

Le riflessioni in questione sarebbero necessarie prima della formulazione di un qualsiasi giudizio inerente la validità del sistema scolastico, e lo sarebbero ancor di più all’interno di un paese come l’Italia, in cui si lamenta l’incompetenza e l’indolenza di lavoratori di ogni ambito e settore e in cui si richiede a gran voce l’applicazione di un criterio meritocratico.

Le scuole primarie, dette di formazione perché volte a formare il futuro cittadino, hanno il delicato e difficile compito di dare un’impronta metodologica e culturale al bambino, offrendogli la prima e principale base su cui si poggerà quel processo di maturazione e potenziamento implicito ai cicli di studio successivi.

Data la fondamentale funzione che la scuola primaria possiede più e prima delle altre, è necessario che essa ne sia all’altezza e promuova o arresti il percorso individuale a seconda che risulti compiuto nel migliore dei modi o incompiuto, insufficiente, secondo un’obiettiva analisi del livello raggiunto dal bambino in conclusione dell’anno scolastico.

Genitori e istituzioni dovrebbero collaborare nella ricerca di un perfezionamento del modello educativo con autocritica e obiettività, nonché condividere l’intento princeps – forse perso di vista – di consentire crescita e sviluppo in senso ampio al bambino.

Solo così è possibile ristabilire un sano equilibrio tra famiglie e istituzioni e rendere meno doloroso l’approccio dei bambini alla scuola, che del contrasto tra genitori e sistema subiscono in prima persona le conseguenze, oscillando tra la pericolosa sensazione di essere vittime di un rifiuto perché incapaci e quella – se possibile peggiore – di essere vittime di un’ingiustizia causata da un’incompetenza istituzionale e scolastica diffusa, sensazione che provoca il disconoscimento della funzione educativa con conseguente rifiuto del ruolo dell’insegnante e della scuola.

© Riproduzione Riservata
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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto